MONTALLEGRO – Da Agrigento ci vogliono 40 minuti per arrivare a casa di Giosuè Scalia, presidente della Pro Loco del Comune di Montallegro. Dalla sua terrazza disegna col dito il percorso che per anni i camion colmi di rifiuti hanno attraversato per arrivare in contrada Matarano, una delle più grandi discariche della Sicilia. Tanti, troppi rifiuti.
Nata pubblica nel 1996, la discarica è divenuta proprietà dei fratelli Catanzaro (Catanzaro Costruzioni s.r.l) che ne sono stati i gestori sin dall’inizio. Tra le strade di Montallegro il sindaco Giovanni Cirillo, in carica dall’ottobre 2021 ha delineato a The Bottom Up un quadro preoccupante: «Siamo circa 1400 residenti attivi, tutte le famiglie di Montallegro hanno un malato di tumore a casa». In media, negli ultimi vent’anni, in Italia circa una morte su quattro è per tumore. A Montallegro il 45% (252 su 560): il doppio. Tanti, troppi tumori.
Il dato allarmante sulle morti
Il 28 giugno 2021 la Pro Loco ha chiesto a Raffaele Zarbo, a quel tempo commissario straordinario del Comune di Montallegro, i dati relativi ai morti per tumore tra il 2000 e il 2020. Il 14 luglio Zarbo ha firmato un documento allarmante: in vent’anni sono morte 560 persone, di cui 252 per cause tumorali (prot. n. 4594 del 14/07/2021). «Stiamo facendo un’indagine per le morti che ci sono a Montallegro» ha dichiarato l’attuale sindaco Cirillo a The Bottom Up, che si oppone alla discarica fin da quando è stato consigliere comunale. «Ci rivolgeremo all’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) per capire quali di questi sono stati malati tumorali». Il dubbio è che alcune persone potrebbero essere state malate di tumore ma morte per altre cause, sottostimando il già elevato impatto dei tumori nella popolazione.
Cosa causa le morti? È la domanda che si chiedono a Montallegro, dove non ci sono particolari realtà industriali. L’unica potenziale fonte di inquinamento sembra essere la discarica. «Il 2010 è l’anno della vasca V4, la più grande, circa la metà della capienza di tutta la Regione (4 milioni di tonnellate). Questa vasca insiste per il 70% nel territorio di Montallegro e per il 30% nel territorio di Siculiana». La discarica è nata, ha spiegato il sindaco, per abbancare i rifiuti dei circa 10.000 abitanti totali dei comuni di Montallegro, Siculiana e Cattolica Eraclea, ma si è trasformata nella destinazione di 313 comuni siciliani (in totale sono 391) comportando la sua saturazione in appena 10 anni, rispetto ai 60 anni previsti.
Morti e discarica: qual è il legame scientifico?
Nonostante i dubbi e le preoccupazioni del sindaco e dei cittadini, non è facile dimostrare un legame causale tra discarica e tumori. «Se gestita bene, con tutta l’impiantistica prevista, una discarica non deve contaminare, non ci devono essere rilasci di sostanze chimiche dalla discarica», ha spiegato a The Bottom Up Lucia Fazzo, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Una discarica gestita male o non controllata può avere conseguenze molto gravi: «In discariche non gestite correttamente si sono verificate nelle popolazioni che risiedono in quelle aree alcuni effetti avversi, in particolare alcune malformazioni congenite dei bambini, basso peso alla nascita, malattie respiratorie e disturbi olfattivi. Se parliamo di discariche non controllate o di siti completamente illegali in cui possono essere arrivati rifiuti pericolosi, allora in quel caso ci sono indicazioni di un aumento di rischio per specifiche malattie oncologiche come tumori del fegato, della vescica, della mammella, del testicolo, e di linfomi non-Hodgkin», continua la dottoressa Fazzo.
L’inquinamento ambientale prodotto dalla mala gestione di una discarica può rappresentare un fattore importante per la salute: «Ci sono due tipi di inquinamento: dell’atmosfera e del suolo. I rifiuti urbani quando sono in putrefazione possono rilasciare composti organici volatili. Tutto dipende da cosa c’è e da quanto tempo non è gestito. Ci può essere anche una contaminazione del suolo che può in alcuni casi arrivare alla falda», spiega ancora Fazzo. Se una discarica viene gestita correttamente si abbassano notevolmente i fattori di rischio per la salute ma, precisa la dottoressa, «a livello europeo la discarica deve essere l’ultima scelta nella gestione dei rifiuti. Deve esserci un ciclo dei rifiuti: riduzione, recupero, riciclo». Anche la distanza della popolazione da un generico “impianto industriale”, incluse discariche e impianti di smaltimento rifiuti, è un fattore determinante per la salute. Nonostante ci siano legislazioni differenti nelle varie regioni, dal punto di vista scientifico la distanza del centro abitato da un impianto industriale è considerata un rischio maggiore per la popolazione «tra gli 0 e i 4 km», conclude Fazzo.
Tre ombre sulla discarica
Allo stato attuale, non c’è la certezza scientifica che la discarica sia la causa di questi tumori, anche per il possibile ruolo di altri fattori correlati, come l’età. Tuttavia, tre indagini giudiziarie fanno pensare che la discarica non sia stata gestita in sicurezza.
La discarica, come già accennato, è in mano ai fratelli Catanzaro. Il maggiore, Giuseppe, è stato presidente di Confindustria Sicilia, successore di Antonello Montante. Montante è stato anche vice presidente nazionale di Confindustria con delega alla Legalità, poi uomo chiave del “Sistema Montante”: «un’allarmante e pervasiva rete illecita, giunta a penetrare non solo nei vertici delle forze dell’ordine in ambito locale, ma anche a livelli apicali di organismi istituzionali operanti a livello centrale», come recitano le motivazioni depositate dalla corte di Appello di Caltanissetta. Questo sistema è emerso dall’indagine Double Face del 2018 che ha portato a un maxi-processo che ha coinvolto politici (come l’ex presidente di Regione Rosario Crocetta), imprenditori (come Giuseppe Catanzaro), forze dell’ordine. Catanzaro viene citato 22 volte nella relazione finale della commissione antimafia del 2019 come persona vicina ad Antonello Montante, che nel 2022 viene condannato in secondo grado a 8 anni per corruzione e spionaggio. Tuttavia nel 2024 Montante, Catanzaro e Crocetta sono stati assolti per prescrizione del reato di concorso in corruzione; rimane l’accusa, per i tre, di concorso in associazione a delinquere (in prescrizione per Schifani). Questi procedimenti, prescritti e non, sono tutti legati al caso Montante.
La ditta Catanzaro ha ricevuto, nel 2006, l’autorizzazione ambientale (AIA) della validità di 5 anni a firma del funzionario della regione Sicilia Gianfranco Cannova. Lo stesso Cannova che nel 2019 viene condannato a 9 anni per aver rilasciato un’altra autorizzazione ambientale, quella a Domenico Proto, proprietario dell’altra discarica privata della Sicilia, sita vicino Catania. Cannova avrebbe aiutato imprenditori a evitare leggi e controlli in cambio di mazzette, accordi immobiliari e prestazioni sessuali. La condanna di Proto e Cannova è stata confermata in appello a 7 anni, ma nel novembre del 2023 sono stati assolti per prescrizione dei reati.
Nel luglio del 2020, un’indagine condotta dalla Procura di Agrigento ha portato alla chiusura della discarica di Montallegro/Siculiana. La Procura aveva acquisito alcuni documenti che evidenziavano dei possibili illeciti causando, tra le altre cose, danni all’ambiente e alla salute. Tuttavia, due mesi dopo, a settembre 2020 la discarica è stata riaperta per un vizio di forma nella procedura di sequestro. Nel dicembre del 2023 la discarica è stata nuovamente chiusa per le stesse motivazioni di tre anni prima. Dopo appena venti giorni la discarica viene nuovamente aperta: le ragioni del dissequestro, non ancora rese pubbliche, potrebbero aiutare a capire le dinamiche in essere, finora non chiare.
L’assenza delle associazioni ambientaliste
«Non c’è stato nessun politico, nessun deputato, nessun assessore, nessun prefetto che ha chiamato il Sindaco di Montallegro per informarsi sulla situazione, per cercare di capire qual è il problema», ha commentato il sindaco Cirillo. Solo l’allora deputato Michele Sodano si è mosso in tal senso chiedendo nel giugno 2022 un’indagine epidemiologica per individuare le cause dei tassi elevati di mortalità tumorale. Nel settembre dello stesso anno, a un mese dallo scadere della legislatura, Sodano ha indetto una conferenza stampa alla Camera dei deputati: al suo fianco sedevano, oltre Giovanni Cirillo e Giosuè Scalia, l’allora presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra e l’avvocato Santo Botta. A quel tavolo, però, come per tutta la battaglia, mancavano le associazioni ambientaliste.
Dentro Legambiente le posizioni non sembrano allineate: a livello regionale l’associazione si è dichiarata contraria a tutte le discariche, inclusa quella di Montallegro/Siculiana, mentre a livello locale Daniele Gucciardo, responsabile Legambiente di Agrigento, ha dichiarato a The Bottom Up che «la discarica non è un’emergenza. Per quanto ne sappiamo è tutto in regola».
Il WWF non ha espresso una posizione. Contattato da The Bottom Up, Giuseppe Mazzotta, responsabile della sezione di Agrigento, ha dichiarato di non saperne molto, nonostante a qualche centinaio di metri dalla discarica ci sia il bosco di San Nicola, e a meno di 5 chilometri la riserva naturale di Torre Salsa, gestita dallo stesso WWF. Mazzotta ha indicato in Pietro Ciulla, responsabile regionale, l’interlocutore ideale; anche Ciulla, però, si dice lontano dalla situazione della discarica. Nessuno sembra informato dei fatti che ruotano attorno alla discarica, eppure si tratta di una delle sei principali discariche siciliane.
La discarica è piena, arriva il nuovo impianto
Il sindaco ci ha informato che la discarica è stata dichiarata colma nel dicembre del 2023, e che la Catanzaro Costruzioni ha presentato il progetto per espandere la discarica: una nuova vasca (V5) che, secondo il sindaco, sorgerà nel territorio di Montallegro, ma di cui si sa ancora poco. Il sospetto è che sia legata alla costruzione dell’impianto di trattamento rifiuti in contrada Rocca Gallo, di cui si sa tutto, o quasi. Nel 2017 la Catanzaro Costruzioni ha presentato alla Regione il progetto di un impianto integrato per il trattamento dei rifiuti indifferenziati e organici (RUR e FORD). Vengono trattati con il cosiddetto TMB (Trattamento Meccanico Biologico): un impianto a freddo – a differenza degli inceneritori – che permette di trattare i rifiuti prima che vengano conferiti in discarica. Si articola in fase meccanica, durante la quale degli appositi macchinari smistano i rifiuti in componente secca e componente organica la quale, nella seconda fase, viene utilizzata per generare compost e biogas riutilizzabili, il primo per l’agricoltura e il secondo come combustibile.
Nel giugno 2021 la Pro Loco è riuscita a bloccare l’approvazione dell’impianto facendo leva su tre problematiche. Primo, i danni per la salute, causate dall’emissione di gas nocivi, tra cui l’idrogeno solforato – lo si riconosce a basse concentrazioni per il tipico odore di uova marce – che a elevate concentrazioni causa danni gravissimi alla salute, ma anche a basse dosi questo veleno può provocare disturbi neurologici, respiratori, motori, cardiaci e la comparsa del tumore al colon. Secondo, l’impatto ambientale: a circa 150 metri dal luogo in cui sorgerà l’impianto c’è il bosco di San Nicola (340 ettari), «un vero e proprio polmone per la nostra comunità», come lo ha definito il presidente della Pro Loco Giosuè Scalia. «Uno dei principi dello statuto della Pro Loco è la valorizzazione e la tutela dell’ambiente. Ma non possiamo fare promozione turistica quando abbiamo una mega discarica così vicina». L’associazione, difesa pro bono dagli avvocati Santo Botta e Teo Calderone, e il Comune si sono appellati alla legge regionale che vieta la costruzione di impianti entro 200 metri dai boschi. Terza e ultima problematica, la distanza della discarica dal centro abitato. Sono state fatte due misurazioni della distanza tra il nuovo impianto e il centro abitato di Montallegro. La prima misurazione avviene su iniziativa del Commissario Straordinario Zarbo, proprio a seguito della richiesta della Catanzaro Costruzioni per i nuovi impianti: secondo il Genio Civile di Agrigento (ente statale che sovrintende le opere pubbliche), l’impianto si troverebbe a una distanza di molto inferiore ai 3 km. L’impianto sarebbe quindi illegale sia con il criterio regionale in vigore fino al 2017 (5 km), sia con quello attuale (3 km, abbassato dall’ex presidente di Regione Crocetta).
La Regione, però, ha preferito la seconda misurazione, presentata dalla Catanzaro Costruzioni, secondo cui si troverebbe a più di 3 km. «Sto facendo la guerra allo Stato. Trovo inammissibile che la Regione dia più valore alla misurazione effettuata da un’azienda privata delegittimando quella effettuata su mandato del Comune», ha dichiarato il sindaco Cirillo. In ogni caso, la distanza dei 4 km è comunque considerata dalla scienza come un rischio maggiore per la salute degli abitanti, come ha spiegato la ricercatrice dell’ISS Lucia Fazzo. La Regione però non sembra curarsene, anzi: l’attuale presidente Renato Schifani ha proposto l’abolizione della distanza minima di 3 km degli impianti di trattamento rifiuti dal centro abitato.
Nonostante le argomentazioni di Comune e Pro Loco, la Regione ha respinto il ricorso e il 30 settembre 2023 ha rilasciato l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto. Il Comune, però, non si è arreso: il sindaco ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) dopo che quello della Pro loco era stato dichiarato illegittimo. «La nostra illegittimità è stata dichiarata soltanto alla settima udienza», ha concluso Giosuè Scalia, «col ricorso del Comune non potranno non entrare nel merito dei dati che abbiamo ottenuto».
Gabriele Ciraolo